Nel 2024, il tema della sicurezza sul lavoro si conferma al centro del dibattito pubblico e istituzionale. I dati pubblicati dall’INAIL tracciano un bilancio complesso: da un lato, si registra un lieve calo degli infortuni “in occasione di lavoro”, ovvero nello svolgimento dell’attività lavorativa, rispetto all’anno precedente. Di contro però, crescono gli incidenti “in itinere”, nel tragitto di andata e ritorno casa-lavoro, così come purtroppo anche i casi mortali.
Secondo i dati INAIL aggiornati a dicembre 2024, sono state 589.571 le denunce complessive di infortunio, con un incremento dello 0,7% rispetto al 2023. A preoccupare sono in particolare i 1.090 decessi denunciati, +4,7% rispetto all’anno precedente. L’aumento è legato principalmente ai casi in itinere, saliti da 239 a 280 (+17,2%), mentre le morti avvenute durante l’attività lavorativa vera e propria sono state 797, sette in più rispetto al 2023.
Le denunce di infortunio avvenute nello svolgimento delle mansioni lavorative sono state 414.853, in calo dell’1,9% rispetto al 2023. Si tratta di un dato incoraggiante, che riflette anche un miglioramento complessivo nella gestione dei rischi in alcune categorie professionali, ma non mancano segnali preoccupanti.
I comparti più colpiti in termini assoluti restano:
Il dato del settore edile è tra i più allarmanti: continua ad aumentare sia il numero assoluto di infortuni, sia quello dei decessi, che passano da 150 a 156. Le costruzioni si confermano tra i settori più pericolosi, sia per la natura delle attività svolte sia per le carenze strutturali nella prevenzione.
Gli infortuni in itinere, cioè durante il tragitto casa-lavoro, sono cresciuti in modo marcato: 96.835 casi nel 2024, +5% rispetto all’anno precedente. Ancora più significativo è l’incremento dei decessi, saliti a 280 (+17,2%).
Questo tipo di incidente riguarda trasversalmente molti settori, ma incide in particolare su:
La componente stradale rappresenta quindi un fronte critico, spesso sottovalutato, della sicurezza sul lavoro, che impone nuove riflessioni anche in termini di welfare aziendale, smart working e orari flessibili.
L’analisi demografica conferma alcune tendenze già evidenziate negli anni precedenti:
Particolarmente allarmante è anche la situazione dei giovani: sono aumentati i decessi nella fascia 25-29 anni (da 29 a 34) e in quella 35-39 (da 38 a 46). A ciò si aggiungono i 13 studenti deceduti nel 2024, in conseguenza dell’estensione della copertura assicurativa INAIL alle scuole pubbliche e private, che ha fatto emergere un fenomeno finora parzialmente sommerso.
L’analisi territoriale mette in evidenza forti disparità regionali. Le denunce di infortunio in occasione di lavoro calano in quasi tutta Italia, ma aumentano leggermente nelle Isole (+0,1%), mentre il calo è più marcato nel Nord-Ovest (-3,0%) e nel Nord-Est (-2,2%).
Le province autonome di Trento e Bolzano registrano però un dato in controtendenza, con un aumento rispettivamente del +4,4% e +3,6%. Maglia nera per il Molise (-7,3%) e la Basilicata (-5,5%).
Sul fronte dei decessi, la situazione peggiora in Centro Italia (da 134 a 155 morti) e nelle Isole (da 70 a 92). Al contrario, diminuiscono le vittime al Sud (da 201 a 181) e nel Nord-Ovest (da 211 a 205).
Queste variazioni regionali evidenziano l’impatto delle politiche locali sulla sicurezza e pongono l’accento sull’importanza di interventi mirati, tenendo conto delle caratteristiche economiche e produttive dei territori.
Un altro indicatore che desta preoccupazione è quello relativo alle malattie professionali. Nel 2024, l’INAIL ha registrato 88.499 nuove denunce, con un incremento del 21,6% rispetto all’anno precedente.
Le patologie più frequenti sono:
Anche in questo ambito, il settore dell’Industria e servizi è il più colpito (+21,7%), seguito dall’Agricoltura (+22%) e dal conto Stato (+13,1%). L’aumento riguarda sia lavoratori italiani (+21,1%) che stranieri (+27,1%).
Il fenomeno riflette probabilmente una maggiore consapevolezza e propensione alla denuncia, ma anche l’emergere di rischi “invisibili” legati a condizioni lavorative usuranti, mansioni ripetitive e stress cronico.
Davanti a questi dati, la strategia più efficace non può che partire da un investimento convinto nella prevenzione. Non bastano gli obblighi normativi: serve una vera e propria cultura della sicurezza, condivisa da aziende, lavoratori e istituzioni. Ecco di seguito alcune leve fondamentali.
Una formazione ben strutturata aiuta i lavoratori a riconoscere situazioni pericolose e a reagire in modo corretto, contribuendo a ridurre drasticamente gli infortuni.
L’anno appena passato conferma che la sicurezza sul lavoro non può essere considerata un traguardo raggiunto, ma un processo continuo. L’aumento delle morti, specie in itinere, e delle malattie professionali impone un ripensamento delle politiche di prevenzione, con un impegno più incisivo da parte di tutti gli attori coinvolti.
Occorre investire nella digitalizzazione della gestione dei rischi, nella costruzione di ambienti di lavoro dove la tutela della salute sia un valore quotidiano, ma soprattutto, è fondamentale investire nella formazione.
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04/04/2025